Adolescenti e cyberbullismo

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 E' con grande piacere che ospito su questo blog  il dott. Roberto Salvato, pedagostista e amico con cui condivido la volontà di divulgare l'educazione digitale.
Spero che le sue considerazioni possano farvi riflettere sull'importanza del ruolo genitoriale nell'era digitale. Adolescenti e cyberbullismo, due parole che ultimamente vanno troppo spesso a braccetto. Buona lettura. Katia 

Condivido la mia riflessione nata dopo l’incontro tenuto insieme alla D.ssa D’Orta sul tema caldo della sicurezza del web e del cyberbullismo in età adolescenziale.

Una doverosa premessa; troppo spesso releghiamo le dinamiche “cyberbulle” ai soli adolescenti quando, per amor di verità devo ammettere che tali comportamenti abitano le case di adolescenti anche un po’ più cresciutelli.

Non voglio sembrare troppo tranchant ma credo che il discorso intorno al cyberbullismo si innesti su quella che amo definire la pedagogia del corpo. Il corpo, il nostro corpo è la vittima . Sembra quasi un paradosso ma un canale come il web, in apparenza fortemente de-corporalizzato, ci richiama con prepotenza alla nostra natura corporea. Noi siamo il nostro corpo, ogni adolescente è il proprio corpo.

Il corpo taciuto, abusato, curato, maltrattato. Il corpo nascosto, il corpo sovraesposto.  Il corpo amato e protetto, il corpo dato in pasto al web. Il corpo svenduto e sminuito, offeso e preso in giro.

Le dinamiche adolescenziali più che mai sono un grido d’esistenza di un corpo che scopre le proprie potenzialità. Un corpo che diventa capace di generare altri corpi; un rito di passaggio che molte culture celebrano e che il nostro “occidente evoluto” sembra voler nascondere o tacere da un lato e/o ostentare dall’altro in una danza isterica.

Il corpo adolescente o tardo infantile che diventa bersaglio del bullo/a. Dove l’adolescente non ha più un nome proprio ma diventa il “ciccione”, l’anoressica, il brufoloso, il puzzone, la “culona”…tutti   post-it appiccicati dietro la schiena che si tramutano in risa di scherno. Senza ipocrisia possiamo dire che  tutti in età adolescenziale siamo stati vittime e/o carnefici , tutti abbiamo preso in giro e siamo stati presi in giro. La differenza è che oggi , tramite il web è come se quello sfottò fosse gridato al mondo intero. Una volta ci si poteva permettere di cambiare “compagnia” e ripartire da zero poiché nessuno ci conosceva e potevamo offrire l’immagine di noi che volevamo. Oggi staccarsi un etichetta diventa sempre più difficile, e a volte il peso diventa insopportabile per i nostri adolescenti che ancora non possiedono la struttura psichica per reggere. L’adolescenza  è l’età del “io-in-formazione ” cullato dal “noi” (il gruppo dei pari). E se l’io debole viene offeso dal “noi” le conseguenze possono essere a volte anche disastrose e deleterie. Cosa possiamo fare dunque come adulti, come genitori, come educatori? La risposta è semplice: esserci.

Esserci con i nostri corpi, esserci come rete sociale. Esserci senza invadere.

I nostri adolescenti ce lo chiedono, anche se non direttamente.  E non ci chiedono emoticon, né manine su Whatsapp, non ci chiedono like su facebook ne abbracci virtuali. Ci implorano di dargli quello di cui hanno bisogno: modelli, possibili adultità di riferimento, esempi da seguire o da cui affrancarsi se lo vorranno, alberi sotto i quali ripararsi e trovare ristoro. E abbracci, rimproveri, pacche sulla spalla. Non dimentichiamoci la nostra adolescenza per dare il giusto rispetto a quella dei nostri figli.

Il web è un mezzo, è uno spazio di esperimento abitato dai nostri ragazzi: che ci piaccia o meno.

Di fronte a queste acque ignote , in cui i nostri ragazzi nuotano, possiamo decidere se fare come la volpe con l’uva o se studiare le carte nautiche fino all’inevitabile scelta: nuotare insieme a loro.